Nardò è una città caratterizzata da una lunga storia e da antichissime tradizioni.
Si narra in una legenda che essa abbia avuto origine quando un toro scavando in questa terra
fertile e pianeggiante trovò l'acqua, bene preziosissimo per quello che potremmo definire l'allora
popolo fondatore, gli Iapigi. Quest'avvenimento si ricorda ancora nel suo stemma.
La città successivamente si è sviluppata notevolmente, divenendo il più grande comune dopo
il capoluogo, dei 97 comuni della provincia di Lecce sia per estensione che per il numero
dei suoi abitanti, da sempre gente calorosa ed amichevole.
Il centro storico, cuore della città, è caratterizzato da chiese e monumenti che impreziosiscono
il groviglio di viuzze fatte di basolato grigio e percorse un tempo dalla gente umile e dalla carrozze
dei ricchi signori; in Piazza Salandra è presente un obelisco avente sulla sommità la statua in marmo
di Maria Immacolata.
Nardò è inoltre sede vescovile ed ospita la Curia in un magnifico palazzo del 1800.
Nella Curia vi è l'appartamento del Vescovo che esercita il suo apostolato in tutta la Diocesi
di Nardò - Gallipoli. Accanto, la Cattedrale dedicata alla Madonna Immacolata, costruita a tre navate, spaziosa,
sontuosamente decorata di statue, di arredi sacri e di un crocifisso in legno che i monaci Basiliani vi portarono
dall'Oriente nel secolo VIII.
Vi sono poi dodici altari oltre quello maggiore, quelli del Purgatorio e del Protettore (S. Gregorio Armeno)
artificiosamente intagliati e decorati in pietra leccese.
Le marine di Nardò sono da sempre mete turistiche assai frequentate per la loro bellezza ed il mare cristallino.
La località di S. Isidoro, marina di Nardò,
è il posto ideale per chi ama la finissima sabbia e i fondali bassi.
Sant'Isidoro è un piccolo centro abitato, sviluppato negli ultimi anni e prende il nome dall'antica torre
costiera che si affaccia su una lunga distesa sabbiosa che si divide in due isolette chiamate 'Lido dell'Ancora'
e 'Frascone'.
A 2 Km da Sant'Isidoro si trova una vasta cavità sotterranea denominato 'Palude del Capitano',
creatasi a causa dell'erosione causata dagli agenti atmosferici, uno specchio d'acqua salmastra che comunica
con il mare attraverso una rete di canali sotterranei.
Santa Maria al Bagno è stata una delle spiagge storiche del Salento.
Già dai primi del secolo la gente partiva da molti comuni dell'interno per trascorrervi la domenica al mare.
Solo in pochi potevano permettersi di affittare una stanza o un alloggio da dividere tra i componenti
della famiglia. Si caricava tutto il necessario sul carretto di famiglia trainato da un cavallo o un mulo
(lu birocciu) e si veniva qui, al mare.
Santa Maria al Bagno ha comunque conservato, negli anni, quel certo che di signorile, di privilegiato.
E' racchiusa in uno scrigno di dura arenaria ma, proprio di fronte alla piazza principale c'è una piccola
spiaggia, che, proprio come un gioiello, fa bella mostra di sè.
Con il medioevo qui si costruì la Torre del Fiume (il fiume era una grande sorgente, ancora oggi visibile),
un fortilizio quadrato con quattro grandi torri agli angoli.
Nel corso del tempo il muro di collegamento delle torri è crollato ed il posto è stato chiamato
"le Quattro Colonne",
per via delle quattro torri che sono restate, da sole, in piedi.
Le numerose insenature permettono la balneazione anche con il mare non perfettamente calmo;
la piccola spiaggia del centro, bassa e sabbiosa, permette a grandi e piccoli di godere di bei minuti di relax.
Santa Caterina è una marina di Nardò, dal quale dista 5 km, centro balneare di grande valore
ambientale
e naturalistico, con la sua tranquilla pineta, le grotte naturali ed un limpidissimo mare.
Santa Caterina è sormontata dalle due vicine torri di "Santa Caterina" e "Dell'Alto".
Dalle alture di questo piccolo centro turistico si può ammirare il litorale salentino delimitato da Gallipoli
verso sud e dal parco naturale regionale di Porto Selvaggio verso nord.
Alle spalle del tratto di costa che va da Santa Maria al Bagno sino a Santa Caterina, vi sono le Cenate,
una delle zone residenziali pi&graveu belle del Salento ed il suo nome deriva dall'uva "acenata".
Porto Selvaggio è una di quelle località che tolgono il fiato per la loro bellezza; la folta pineta
infatti, scende quasi fino al mare, creando un'ombra piacevole e profumata di resina, molto gradita ai frequentatori
di questi luoghi, e unico rimedio contro l'elevata temperatura estiva del posto.
La fascia costiera che unisce Porto Cesareo a Gallipoli è tutta così, formata da tratti di spiaggia e tratti di roccia
che si alternano in continuazione.
Porto Selvaggio è formato da alte coste, che possono raggiungere anche 40 metri
di altezza, e scendono a strapiombo sul mare, che qui, a differenza delle coste sabbiose, è di un blu profondo.
La zona di Porto Selvaggio è sottoposta a vincolo paesaggistico e ricopre una superficie di circa 450 ettari.
Lungo una serie di sentieri che tagliano il bosco, costeggiato da una scogliera che si specchia in un mare
cristallino, si può raggiungere la Baia di Uluzzo, un giacimento paleolitico con manufatti in pietra e resti di
grandi mammiferi (rinoceronti, cervidi, bovidi, equidi) di grande importanza da dare il nome ad un orizzonte arcaico
di particolare importanza, il cosiddetto "uluzziano".
Subito dopo si incontra la prima delle numerose grotte di cui è ricco questo tratto di costa, la grotta
di Capelvenere, che prende il nome da una pianta di felce capelvenere. In questa grotta sono stati ritrovati
reperti che risalgono ai primi insediamenti messapici, romani e medioevali. Salendo lungo un sentiero,
si giunge fino alla Torre dell'Alto, una delle più poderose fortificazioni aragonesi costruite a difesa
della costa salentina, oggi è la sede del museo di biologia marina. Sull'orlo di una strapiombo di 50 metri
che finisce a picco nel mare, c'è la Dannata, un precipizio in cui, nel XIX secolo, cercò volontariamente
la morte una ragazza che voleva sfuggire allo "jus primae noctis" (diritto della prima notte)
imposto da Gian Gerolamo Acquaviva, conte di Conversano e duca di Nardò, il famigerato "Guercio di Puglia".
Dalla Torre parte un sentiero che si affaccia sulla spiaggetta di Portoselvaggio, dove l'acqua
è di un turchese brillante, aiutata in questo anche dalle sorgenti di acqua dolce che sorgono a pelo d'acqua
e sono gli sbocchi dei torrenti sotterranei tipici di un territorio carsico come è questo tratto della costa pugliese.
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